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Ricci a caccia di mele, volpi senza paura alle prese con puledrini indifesi, favole di topi che salvano il mondo. Falchi e barbagianni, sogni di elefanti con le ali. E ancora fiabe di uomini che cadono e risorgono, di contadini che parlano la lingua delle galline. Questo volume illustrato raccoglie sedici storie di Antonio Gramsci estratte dalle lettere che scrisse dal carcere tra il 1926 e il 1934 alla moglie, alla cognata, ai suoi due figli, Delio e Giuliano, e alla madre. Ci presentano un uomo diverso dall’intellettuale impegnato, il padre che cerca di entrare in contatto con i figli attraverso il ricordo e la scrittura, spingendoli a esercitare la fantasia e il senso critico, a comprendere quanto sia importante lo studio della Storia, della Natura e della realtà interiore. Rivelano infine la nostalgia per il mondo del fanciullo felice e innocente qual era stato Antonio nella sua Sardegna, isola lontana ormai, dove tutto un tempo era semplice e anche la libertà aveva le ali per volare lontano.
Illustrazioni – Fabio Coronas.
Politico, filosofo, giornalista e critico letterario italiano.
Tra i fondatori del Partito Comunista d'Italia. Mandato al confino e incarcerato dal regime fascista nel 1926, Gramsci passò i suoi ultimi anni di vita in carcere, dove continuò a scrivere. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, gli venne concessa la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove passò gli ultimi due anni di vita.
I suoi scritti – analisi puntuali e pregnanti della struttura culturale e politica della società italiana nei primi trent'anni del novecento – sono da considerarsi fra i risultati più alti della tradizione filosofica marxista. Uno dei principali contributi di Gramsci al corpus teorico marxista fu il concetto di egemonia culturale, che teorizza come le classi dominanti impongano i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società.