Fabrizio Pinna è nato a Cagliari nel 1983 e cresciuto a Serramanna. Alessandra Cossu è nata a Cagliari nel 1989 e cresciuta a Elmas. Conosciutisi sei anni fa grazie alle loro passioni condivise (speleologia e fotografia), decidono di raccontare insieme attraverso i social le meraviglie meno note della Sardegna dedicando ogni loro risorsa alla documentazione fotografica e alla valorizzazione dell’immenso patrimonio paesaggistico e archeologico dell’Isola. Il successo dei post, con milioni di visualizzazioni mensili, ha portato per entrambi diverse collaborazioni importanti a livello internazionale. Tra le principali Nikon, Lg e Oppo, nel campo fotografico.
Archeologo
TELEMACO MURGIA, è stato tra i pionieri della mountain bike in Sardegna. Guida Escursionistica, Esperto di Turismo Attivo RAS e Maestro di Mountain Bike AMI, è il fondatore del Centro Sport Outdoor Mediterranea Adventure e della Scuola Nazionale Adventure Sport Italia. Si occupa di outdoor tra formazione, accompagnamento e progettazione di prodotti e servizi turistici in Sardegna e all’estero. Più volte protagonista di imprese estreme, rappresenta l’Italia in competizioni Internazionali di Adventure Race con i team Adventure Inside e Freemind Italia. Per Imago ha curato il volume T-Track. In Mountain bike nel cuore della Sardegna (2017)
Werner Bischof (Zurigo, 26 aprile 1916 – Trujillo, 16 maggio 1954) è stato un fotografo svizzero.
Uno tra i più famosi fotoreporter del XX secolo, ed uno dei primi, a due anni della sua fondazione a far parte già nel 1949 dell'agenzia internazionale Magnum Photos.
Werner nasce a Zurigo in Svizzera. Il padre, un importante e abbiente imprenditore, desidera anche per il figlio una carriera dedita agli affari. Ma gli interessi del figlio sono rivolte al mondo dell'arte e convince il padre ad iscriverlo già a sedici anni alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo[2]. Dopo solo quattro anni, ovvero dopo il diploma, aprirà uno studio di fotografia di moda e pubblicità. Dopo una parentesi a Parigi, rientrò in Svizzera nel 1939 per servire nell'esercito. In questo periodo si dedicò alla fotografia naturalistica e nel 1942 pubblicò i suoi primi scatti nel mensile svizzero Du.
Finita la guerra, nell'autunno del 1945 viaggiò in Germania, Francia e Paesi Bassi e rimase profondamente toccato dallo sfacelo che incontrò. Da allora, la sofferenza umana divenne il suo principale interesse fotografico.
Nel 1948 seguì per Time i Giochi olimpici invernali di Sankt Moritz, mentre i suoi reportage fotografici furono pubblicati l'anno seguente da Life. Sempre nel 1949 entrò a far parte della neocostituita Agenzia Magnum. Nel 1951 si recò nel Medio (carestia nel Bihar) ed Estremo Oriente. Nel 1953 finalmente poté affrontare il viaggio attraverso tutto il continente americano che aveva pianificato da tempo, ma solo un anno dopo, il 16 maggio 1954, trovò la morte in un incidente automobilistico nelle Ande peruviane.
János Reismann ( 8 luglio 1905 in Ungheria – 2 maggio 1976 a Szombathely , Ungheria) è stato un fotografo e giornalista ungherese . Ha lavorato per diverse riviste, principalmente in Francia , Unione Sovietica e Ungheria, ed è autore di diversi libri fotografici.
Reismann proveniva da una famiglia ebrea. Suo padre era Adolf Reismann, direttore della scuola di ostetricia di Szombathely, e sua sorella era Marian Reismann, nota anche come fotografa.
János Reismann non fu ammesso all'università a causa di un numero chiuso e ottenne un posto di insegnante presso la Lombard Bank, poi presso la Continental Vaskereskedelmi Rt. (Continental Hardware Inc.) a Pest. Nel maggio del 1925 si recò a Parigi per iscriversi all'Università della Sorbona , ma invece divenne assistente del fotografo americano Peter Powel e trascorse il suo tempo nei caffè degli artisti di Montparnasse. Nel marzo 1927 accettò l'invito del fotografo Schneider e si trasferì a Berlino. Nel 1928 completò il corso di macchina fotografica presso lo State College for Photo Technology di Berlino.
Dal 1929 lavorò a Berlino per l' Arbeiter Illustrierte Zeitung (AIZ) insieme a John Heartfield , Erwin Piscator e Umbo (Otto Umbehr). Fu anche membro del collettivo pubblicitario di breve durata "UFRA" insieme a P. Urban e Hans Franke. A Berlino conosce anche la costumista tedesca Sylta Busse, entrambi presto sposati. Nel 1931 Heartfield organizzò una mostra del suo lavoro a Mosca, dopodiché anche Reismann andò a Mosca e vi rimase il più a lungo possibile. Ha trascorso sette anni come fotoreporter in Unione Sovietica. Fu impiegato dalla SSR Na Strojke, Sojusfoto e Ogonyok, ma dal 1932 fornì principalmente immagini all'AIZ. Nel febbraio 1938 il suo permesso di soggiorno non fu rinnovato. Questo rifiuto e la successiva emigrazione molto probabilmente gli salvarono la vita, mentre molti dei suoi colleghi caddero vittime delle purghe staliniste.
Tornò a Parigi e vi rimase fino al 1945. Reismann lavorò per Regards, guadagnandosi da vivere con lavori saltuari come ritocco e servizi tecnici, per i quali utilizzò i laboratori dei suoi amici Brassaï e Robert CapaUsato. Dall'autunno del 1942 pubblica la rivista clandestina del partito "d'Information". Nel 1945 tornò in Ungheria con il primo gruppo di partito passando per l'Italia e la Jugoslavia. Qui produsse reportage per la sezione fotografica di Szabad Ember (Free People), dall'ottobre 1945 lavorò per la rivista Zukunft, che lo mandò a Parigi come reporter a dicembre. Nel gennaio 1948 soggiorna come fotografo presso l'ufficio stampa dell'ambasciata ungherese. Nel maggio 1949 divenne capo dell'ufficio stampa e addetto culturale dell'ambasciata. Ha poi esposto alla Casa della Cultura di Roma , insieme a Robert Capa e David Seymour .
La sua carriera era appena iniziata per la seconda volta quando fu arrestato nel settembre 1949 in connessione con il processo Rajk e condannato all'ergastolo con accuse inventate. Dopo cinque anni, nell'agosto del 1954, Reismann fu riabilitato; ma un mese dopo espulso dal partito perché non potevano più essere sicuri della sua lealtà. Tra il 1954 e il 1956 ha lavorato per la rivista "Pace e Libertà", nel dicembre 1956 è passato all'"Interesting Journal". Ha fotografato e curato diversi libri fotografici e libri illustrati per editori ungheresi e tedeschi, principalmente sui paesi del Mediterraneo (es. Italia, Sardegna). Nel 1960 torna in patria e continua a lavorare per diverse riviste illustrate. Morì nel 1976.
Franco Pinna (La Maddalena, 29 luglio 1925 – Roma, 2 aprile 1978) è stato un fotografo italiano, uno dei principali rappresentanti del neorealismo. Ha quasi esclusivamente lavorato in bianco e nero.
I suoi esordi, dopo una breve esperienza come operatore di cinedocumentari, avvengono nel 1952 in parallelo a un'intensa militanza politica nel Partito Comunista Italiano, dal quale fuoriesce nel 1956 per protesta contro i fatti d'Ungheria.
Nel 1952 con Plinio De Martiis, Caio Mario Garrubba, Nicola Sansone e Pablo Volta costituisce la Cooperativa Fotografi Associati, ispirata al modello internazionale della famosa Agenzia Magnum[1]. La cooperativa fu sciolta nel 1954 a causa di difficoltà economiche[2]. Sempre in quegli anni aveva seguito l'antropologo Ernesto De Martino nel corso di diverse spedizioni di ricerca in meridione (Lucania, 1952, 1956, 1959; Salento 1959), ottenendone documentazioni di grande valore artistico e culturale. Nel 1959 pubblica il suo primo fotolibro, La Sila, a cui fa seguito Sardegna una civiltà di pietra (1961). Le sue foto appaiono sulle riviste Life, Stern, Sunday Times, Vogue, Paris Match, Epoca, L'Espresso, Panorama.
Pinna diventa fotografo di fiducia di Federico Fellini e realizza le foto di scena dei suoi film da Giulietta degli spiriti, 1965, fino a Casanova nel 1976; pubblica alcuni fotolibri (I Clowns, Fellini's Film) ispirati ai suoi film. La morte improvvisa gli impedisce di concludere il progetto Itinerari emiliani, cominciato nel 1976.
È considerato «uno dei più importanti fotografi italiani del XX secolo», esponente della fotografia neorealista. Con lo pseudonimo Pat Monterosso, inoltre, fu fotografo di guerra documentando la guerra in Russia nella seconda guerra mondiale. Il Fondo delle sue fotografie considerato «di impronta socio-antropologica» e consistente in più di 700.000 scatti, è conservato presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo.
«Sensibile e colto narratore, testimone puntuale della società italiana, Federico Patellani, grande maestro del reportage classico e uno degli autori che maggiormente hanno contribuito a definire l'identità della fotografia italiana anche sul piano internazionale, ha raccontato con linguaggio non retorico il Paese del dopoguerra, la ripresa economica, le industrie, la moda, il costume, la vita culturale. [...] un fotografo di classe. Un fotogiornalista speciale [...]»
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930, da Alberto, veneziano, e da Carmen, svizzera che nella cittadina ligure dirigeva l’Hotel Imperiale. Cresce e studia a Venezia, la sua vera città d'origine. Si dedica alla fotografia dagli inizi degli anni Cinquanta accumulando un archivio fotografico considerevole che documenta l'evoluzione del paesaggio e della società italiana dal dopoguerra a oggi. Fin dall'inizio focalizza la sua attenzione su una varietà di tematiche che vanno dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all'architettura e al paesaggio. Viene considerato un fotografo eclettico, apprezzato a livello internazionale, e che è stato spesso accostato a Henri Cartier-Bresson per il lirismo della sua fotografia.
autori vari
Alberto Capitta è nato a Sassari dove vive e lavora. Autore di quattro romanzi per Il Maestrale: Creaturine (2004; Finalista Premio Strega nel 2005; Premio Lo Straniero nel 2006); Il cielo nevica (2007; già Guaraldi 1999); Il giardino non esiste (2008); Alberi erranti e naufraghi (2013; Premio Brancati e Libro dell’anno di Fahrenheit).